Palma di Montechiaro, Distante 27 km dal capoluogo sorge a 165 metri s.l.m. su un ampio terrazzo alle falde del monte Pozzillo, in posizione panoramica verso la costa, dalla quale dista pochi chilometri. Il territorio si estende per una superficie di 76,36 kmq ed ha una popolazione di 24.518 abitanti per una densità territoriale di 321,10 ab/kmq. Confina a nord col territorio di Camastra e Naro, a est con Licata, a ovest con Agrigento e a sud col mar Mediterraneo. Il collegamento con il capoluogo avviene per mezzo della strada statale 115, che collega Agrigento, Sciacca e Gela. La struttura territoriale è formata da gessi e calcari compatti, sbrecciati o travertinoidi. Le coltivazioni principali sono i vigneti e gli uliveti; presenti i frutteti e le culture in serra con particolare presenza del Cantalupo. La massiccia presenza di siti archeologici, che dal periodo preistorico arrivano fino al periodo bizantino, rappresentano, insieme a quelli di Licata in particolare, di Campobello di Licata e Ravanusa in generale, un importante polo archeologico dell’area. Il centro urbano fu fondato da Carlo De Caro e Tomasi, signore di Montechiaro, dopo aver ottenuto il 16 gennaio del 1637 la licentia populandi da Filippo IV (1605-1665). Il nome Palma venne dato al paese da Carlo De Caro per ricordare lo stemma della sua famiglia in cui è raffigurato un albero di palma, simbolo di gloria. Per tutto il XV secolo il borgo appartenne ai principi De Caro sin quando, nel 1500, per matrimonio passò ai signori Tomasi di Lampedusa. Nel 1812 il Comune ottenne l’autonomia e nel 1863 al nome di Palma venne aggiunto Montechiaro per la sua vicinanza con l’omonimo Castello opera della famiglia Chiaramonte. La struttura urbana mostra i chiari segni della fondazione di colonizzazione agricola. L’impianto centrale è tipicamente seicentesco, con ai lati minori aggiunzioni del tracciato sette-ottocentesco. La tipologia urbana è a scacchiera ortogonale disegnata da assi e slarghi che definiscono grossi comparti rettangolari a corte, ricca di architetture emergenti in stretta relazione con il sistema viario. L’abitato è qualificato dalla presenza di numerosi edifici di epoca barocca, sia civili che religiosi. Fra i monumenti spiccano il palazzo Ducale del XVII secolo, la Chiesa del SS. Rosario di gusto neoclassico e la Chiesa Madre, dalla splendida facciata barocca, costruita su progetto di Angelo Italia. A 3 km dal centro abitato sorge, su un terrazzo roccioso che guarda al mare, il castello Chiaramontano, già proprietà della famiglia Tomasi di Lampedusa. Tale castello, dalla planimetria irregolare, che si sviluppa attorno a un torrione dalla forma quadrata, fu fatto costruire nel 1358 probabilmente da Federico III Chiaromonte, Conte di Modica. Nel 1580, il castell, passò a Mario Tomasi, capostipite dei Lampedusa e dei Gattopardo rimanendo di proprietà della famiglia fino al 1957, quando si spense Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), celebre autore del romanzo ” il Gattopardo” nel quale è rappresentato il passaggio della decadente aristocrazia siciliana dal periodo borbonico a quello dell’Unità d’Italia. L’edificio in origine aveva mura perimetrali compatte e aderenti al terreno, torri corredate di merli del tipo guelfo, piccole finestre quattrocentesche aperte sulle torri e sul bastione. Notevole interesse riveste la cappella del castello che custodisce l’affascinate Madonna di Montechiaro, statua in marmo scolpita da Antonello Cagini (1478-1536). Interessanti sono anche il Monastero benedettino di Maria SS. del Rosario e la torre di S. Carlo, eretta nel XVII secolo dal Principe Carlo Tomasi di Lampedusa.
COSA VEDERE A PALMA DI MONTECHIARO
Chi arriva nella città del Gattopardo rimane colpito dalla visione del Calvario che si erge severo e maestoso sull’omonima collina, accanto ai resti della Chiesa di Santa Maria della Luce. Il complesso monumentale si identifica con la storia della città e il fervore religioso della famiglia Tomasi. Fu Giulio Tomasi che volle far rivivere la Via Crucis di Gesù a Palma, attraverso un percorso che dal centro della città conduceva alla Collina, con la sosta alle quattordici stazioni, simile a quello che dal palazzo di Pilato conduceva al Golgota. Palma dunque come Gerusalemme. E come i pellegrini di Gerusalemme anche quelli di Palma godevano dell’indulgenza plenaria. Ai numerosi fedeli che raggiungevano il Calvario veniva offerta anche la visione di una copia della Sacra Sindone, consegnata a Carlo Tomasi da Maria di Savoia e oggi custodita nella Chiesa del Collegio di Maria. Incantevole la vista del panorama che abbraccia la vallata e il litorale sottostante, ma su tutto domina consolante e autorevole la croce di legno sullo sfondo azzurro del cielo di Sicilia. Segui l'itinerario nel centro storico
DA NON PERDERE
♦Il Castello Chiaramontano. Tra i diversi bei castelli chiaramontani in Sicilia, quello di Palma di Montechiaro è il solo edificato su su un costone roccioso a picco sul mare. Realizzato nel 1353 fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori. Dopo vari passaggi il castello perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu II duca di Palma e I principe di Lampedusa. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, solo da poco ha subito lavori di restauro. E' da ricordare che all'interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini. Assai interessante è la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da allora fu indicato come il " vallone della battaglia ".
Torre San Carlo. Isolata e protettiva, durante il periodo estivo è immersa nell'atmosfera vociante e spensierata della marina. L'edificazione della torre San Carlo, appena oltre la foce del fiume Palma, risale al 1639 ad opera di Carlo Tomasi, primo duca di Palma, che ottenne il permesso da Filippo IV di Spagna ed ebbe scopi difensivi stante le continue incursioni dei pirati saraceni sul litorale palmese. La fortezza fu fornita di armi, attrezzi da guerra e di un adeguato numero di soldati. Essa s'innalza con un corpo quadrangolare su un basamento a forma di piramide tronca. Vi sono tracce che indicano la presenza di un ponte levatoio e mensoloni sui quali si dovevano poggiare i piombatoi. Accanto alla torre fu fatta costruire una piccola chiesa, oggi non più esistente, col titolo del Santissimo Rosario, guidata da un cappellano, per la messa dei soldati. Gli apparati difensivi furono mantenuti fino al 1820.
La Chiesa del Collegio di Maria fu eretta da Suor Maria Antonina Lauricella da Girgenti, che raccolse la somma occorrente sollecitando il mecenatismo del ricco mercante napoletano D. Giovanni Battista Giuliana. La chiesa fu ultimata il 6 settembre 1788. Sul primo altare, entrando da destra, spicca il grande quadro, opera di Domenico Provenzani, della " Madonna della Provvidenza " mentre sull'altare maggiore il quadro della " SS. Trinità " opera di Fra Felice da Sambuca. Nella Chiesa è custodita una copia della Sacra Sindone. Conservato in un'urna di vetro il corpo di Santa Placida
IL LITORALE E LE SPIAGGE DI PALMA DI MONTECHIARO Un mix incredibile di spiagge bianche dalla sabbia finissima, natura incontaminata, inestimabili risorse storiche e archeologiche sparse in tutto questo litorale e poi l’arte, la cultura, il sorriso e l’ospitalità della gente del luogo.
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